martedì 7 luglio 2009

Toscana, viareggini in testa, riuniti nel dolore nel giorno del funerale

7 Luglio 2009,ore 11. Un grande applauso accompagna l'ingresso allo stadio Dei Pini di 15 delle 22 vittime del disastro ferroviario della stagione di Viareggio. Intanto, vengono citati uno per uno i nomi delle vittime, sette delle quali sono state trasportate in Marocco. Sulle bare di ognuna ci sono rose bianche. Tra le tante bare spiccano due piccole bare bianche, quelle dei fratellini Luca e Lorenzo Piagentini. A trasportare le bare a braccia sono i rappresentanti istituzionali di Viareggio, tutti coloro che hanno collaborato alle operazioni di soccorso: Guardia di Finanza, Capitaneria di porto, Polizia di Stato, Vigili urbani, Croce Rossa Italiana, Protezione civile e associazioni di volontariato.
Nonostante l’insufficente capienza dello stadio delle 20 mila persone previste,all'esterno sono stati installati tre maxischermi.
A questo giorno di grande dolore, hanno partecipato il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e i presidenti di Camera e Senato, Renato Schifani e Gianfranco Fini. Dietro il Gonfalone della Regione c'erano il presidente Claudio Martini, il vice presidente Federico Gelli e gli assessori Agostino Fragai, Paolo Cocchi, Enrico Rossi, Massimo Toschi, Eugenio Baronti e Marco Betti.
Durante l'omelia, l'arcivescovo di Lucca, monsignor Italo Castellani, ha affermato che «il fuoco che ha distrutto tutto nella tragica notte della strage di Viareggio è sembrato il visibile di un non-senso, di un negativo assoluto che tutto fagocita e tutto distrugge, alimentato certamente non solo dal caso e dalla fatalità». E se la storia dell'uomo «ha conosciuto e continua a conoscere violenze, ingiustizie, tragedie umane e disastri ecologici», secondo il vescovo «c'è da interrogarsi sul 'modo di vivere', per certi aspetti violenti o ad ogni modo che mettono a rischio la vita stessa, a cui concorriamo tutti, con i nostri stili di vita personali e collettivi». Quasi lanciando un appello, monsignor Castellani, che ha ricordato anche le parole del Papa, «simili incidenti non abbiano a ripetersi», ha sottolineato come «è da tempo venuto il momento che il nostro territorio, la nostra Terra, con il contributo e la responsabilità di tutti, nessuno escluso, diventi come Dio l'ha voluta, 'Madre sicura', terra sicura, proprio convertendo gli stili di vita personali e collettivi». Al termine dell’omelia funebre, l'arcivescovo di Lucca ha invitato tutti i cittadini a guardare al futuro: «Viareggio risorgi, risorgi più bella - dice - è questo il messaggio che ho letto su uno striscione appoggiato nei pressi dell’incidente ferroviario e scritto da una mano e un cuore generosi. È questo il futuro di speranza per tutti noi».














Un ultimo saluto alle vittime nella camera ardente

6 luglio 2009. Migliaia di persone hanno reso omaggio alle vittime della tragedia di Viareggio nella camera ardente, aperta dalle 8:00 fino alle 22:00, allestita per l'ultimo saluto della cittadinanza ai morti nell'incidente ferroviario avvenuto la sera del 29 giugno nella Stazione.
La gente fin dall'alba ha aspettato fuori dal Palasport per rendere omaggio alle quindici salme rimaste in Italia. Al'interno del Palasport, le 15 bare allineate con i nomi delle vittime davanti alla bandiera italiana, un grande crocifisso e il Gonfalone della città di Viareggio listato a lutto.Sulle bare, fiori e foto dei defunti. Da sinistra a destra, sono esposti i feretri di: Antonio Farnocchia, Rosario Campo, Oliva Magdalena Cruz Ruiz (la bara è avvolta dalla bandiera dell'Ecuador), Elena Iacopini, Emanuela Milazzo, Claudio Bonuccelli, Nadia Bernacchi, Maria Luisa Carmazzi (moglie di Andrea Falorni, il motociclista ancora dato per disperso ma quasi sicuramente la 23esima vittima), Ana Habic (avvolta nella bandiera della Romania), Mario Pucci, i piccoli Lorenzo e Luca Piacentini ai lati del feretro della mamma Stefania Maccioni, Michela Mazzoni e Ilaria Mazzoni. I corpi delle altre sette persone morte, tutti marocchini, sono state infatti rimpatriate l'altro ieri notte. Una persona, Andrea Falorni, 50 anni, risulta ufficialmente ancora disperso ma, di fatto, è la 23esima vittima.