sabato 18 luglio 2009

Di chi è la colpa? La procura di Lucca risponde

«Disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo e incendio colposo», sono le ipotesi di reato del fascicolo (per ora contro ignoti) aperto dalla Procura di Lucca. Per il Procuratore generale Beniamino Deidda «questo incidente non è frutto del caso ma di precise azioni od omissioni che saranno attentamente vagliate. Tutto ciò che circola sulla rete ferroviaria italiana - precisa il magistrato - deve essere a norma, e Trenitalia ne è responsabile»
Un incidente gravissimo, con morti e feriti, dopo una lunga serie di rotture ed incidenti dalle conseguenze fortuitamente meno gravi, non può rimanere senza colpevoli, senza responsabili, senza che chi è chiamato a dirigere ne risponda in prima persona.
La rottura degli assi di un carro merci non può causare una strage e può essere evitata con i dovuti controlli.
«Direi che la fatalità è una di quelle voci che con il disastro e la sicurezza hanno poco a che fare. Non esiste la fatalità. Esistono soltanto le azioni più o meno prevedibili che possono portare a un incidente. Le ferrovie – afferma il procuratore generale di Firenze Beniamino Deidda - gestivano la rete, il controllo spetta alle ferrovie quindi non vedo perché mai sulle ferrovie non si dovrebbe indagare». L’analisi del procuratore parte da un assunto fondamentale e finora ignorato da dirigenti Fs, studiosi, esperti e Governo, e cioè che le Ferrovie sono un meccanismo complesso e delicato nel quale una lunga serie di elementi e fattori più o meno importanti e, se presi singolarmente più o meno determinanti, concorrono a realizzare le condizioni effettive di sicurezza.

martedì 7 luglio 2009

Toscana, viareggini in testa, riuniti nel dolore nel giorno del funerale

7 Luglio 2009,ore 11. Un grande applauso accompagna l'ingresso allo stadio Dei Pini di 15 delle 22 vittime del disastro ferroviario della stagione di Viareggio. Intanto, vengono citati uno per uno i nomi delle vittime, sette delle quali sono state trasportate in Marocco. Sulle bare di ognuna ci sono rose bianche. Tra le tante bare spiccano due piccole bare bianche, quelle dei fratellini Luca e Lorenzo Piagentini. A trasportare le bare a braccia sono i rappresentanti istituzionali di Viareggio, tutti coloro che hanno collaborato alle operazioni di soccorso: Guardia di Finanza, Capitaneria di porto, Polizia di Stato, Vigili urbani, Croce Rossa Italiana, Protezione civile e associazioni di volontariato.
Nonostante l’insufficente capienza dello stadio delle 20 mila persone previste,all'esterno sono stati installati tre maxischermi.
A questo giorno di grande dolore, hanno partecipato il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e i presidenti di Camera e Senato, Renato Schifani e Gianfranco Fini. Dietro il Gonfalone della Regione c'erano il presidente Claudio Martini, il vice presidente Federico Gelli e gli assessori Agostino Fragai, Paolo Cocchi, Enrico Rossi, Massimo Toschi, Eugenio Baronti e Marco Betti.
Durante l'omelia, l'arcivescovo di Lucca, monsignor Italo Castellani, ha affermato che «il fuoco che ha distrutto tutto nella tragica notte della strage di Viareggio è sembrato il visibile di un non-senso, di un negativo assoluto che tutto fagocita e tutto distrugge, alimentato certamente non solo dal caso e dalla fatalità». E se la storia dell'uomo «ha conosciuto e continua a conoscere violenze, ingiustizie, tragedie umane e disastri ecologici», secondo il vescovo «c'è da interrogarsi sul 'modo di vivere', per certi aspetti violenti o ad ogni modo che mettono a rischio la vita stessa, a cui concorriamo tutti, con i nostri stili di vita personali e collettivi». Quasi lanciando un appello, monsignor Castellani, che ha ricordato anche le parole del Papa, «simili incidenti non abbiano a ripetersi», ha sottolineato come «è da tempo venuto il momento che il nostro territorio, la nostra Terra, con il contributo e la responsabilità di tutti, nessuno escluso, diventi come Dio l'ha voluta, 'Madre sicura', terra sicura, proprio convertendo gli stili di vita personali e collettivi». Al termine dell’omelia funebre, l'arcivescovo di Lucca ha invitato tutti i cittadini a guardare al futuro: «Viareggio risorgi, risorgi più bella - dice - è questo il messaggio che ho letto su uno striscione appoggiato nei pressi dell’incidente ferroviario e scritto da una mano e un cuore generosi. È questo il futuro di speranza per tutti noi».














Un ultimo saluto alle vittime nella camera ardente

6 luglio 2009. Migliaia di persone hanno reso omaggio alle vittime della tragedia di Viareggio nella camera ardente, aperta dalle 8:00 fino alle 22:00, allestita per l'ultimo saluto della cittadinanza ai morti nell'incidente ferroviario avvenuto la sera del 29 giugno nella Stazione.
La gente fin dall'alba ha aspettato fuori dal Palasport per rendere omaggio alle quindici salme rimaste in Italia. Al'interno del Palasport, le 15 bare allineate con i nomi delle vittime davanti alla bandiera italiana, un grande crocifisso e il Gonfalone della città di Viareggio listato a lutto.Sulle bare, fiori e foto dei defunti. Da sinistra a destra, sono esposti i feretri di: Antonio Farnocchia, Rosario Campo, Oliva Magdalena Cruz Ruiz (la bara è avvolta dalla bandiera dell'Ecuador), Elena Iacopini, Emanuela Milazzo, Claudio Bonuccelli, Nadia Bernacchi, Maria Luisa Carmazzi (moglie di Andrea Falorni, il motociclista ancora dato per disperso ma quasi sicuramente la 23esima vittima), Ana Habic (avvolta nella bandiera della Romania), Mario Pucci, i piccoli Lorenzo e Luca Piacentini ai lati del feretro della mamma Stefania Maccioni, Michela Mazzoni e Ilaria Mazzoni. I corpi delle altre sette persone morte, tutti marocchini, sono state infatti rimpatriate l'altro ieri notte. Una persona, Andrea Falorni, 50 anni, risulta ufficialmente ancora disperso ma, di fatto, è la 23esima vittima.








sabato 4 luglio 2009

La rabbia dei viareggini

"Da dieci anni chiediamo di mettere una barriera fonoassorbente fra le nostre case e la ferrovia" dice un gruppo di abitanti di Largo Risorgimento, case a pochi metri dai binari, sul lato opposto della strada rispetto a via Ponchielli. Tre palazzi in cui abitano una cinquantina di persone: le auto e i motorini che avevano nel parcheggio sono andate tutte distrutte dalle fiamme: "Ho aperto la finestra al terzo piano e ho visto il fuoco come un muro" racconta una donna. "Però qui il problema della sicurezza noi l'avevamo già posto - sottolinea un altro -, non solo per la ferrovia, ma anche per i tir che vengono parcheggiati lungo la strada, fra questi ieri notte c'era un'autocisterna: con le esplosioni ha preso fuoco la motrice, per fortuna la cisterna no altrimenti la strage sarebbe stata di proporzioni anche maggiori".

giovedì 2 luglio 2009

Cedimento strutturale di un asse del carrello del treno. Ecco la causa

Attualmente, la causa più probabile dell'incidente è attribuita al cedimento strutturale di un asse del carrello del primo carro deragliato nella zona d'intaglio per fatica ciclica a flessione rotante(cricca della boccola). La sezione resistente si era ridotta del 90% circa. L'asse ha cominciato a cedere circa 500 metri prima dal luogo dell'esplosione, accertato da evidenti righe lungo il binario destro. Il surriscaldamento eccessivo delle boccole di un treno è un problema di esercizio largamente conosciuto nell'ambiente ferroviario internazionale e appositamente controllato.

In Italia in particolare il controllo visivo delle boccole dei treni transitanti nelle varie stazioni (che quando si surriscaldano sono chiaramente evidenti per il loro cambiamento di colore), insieme al controllo visivo del corretto posizionamento “in sagoma” dei materiali trasporti è sempre stato assicurato dal personale che presenzia gli impianti. Tuttavia il susseguirsi dell'impresenziamento o disabilitazione degli impianti unito ai miglioramenti tecnologici in materia di controllo remoto di particolari condizioni di esercizio, ha permesso lo sviluppo dei sistemi di rilevamento della temperatura delle boccole dei treni (impianti R.T.B. ossia rlievo temperatura boccole). La dislocazione di detti impianti lunga la rete (in particolare la distanza tra gli stessi), insieme alle norme attinenti al loro esercizio, alla loro manutenzione e ai comportamenti da seguire in caso di messa “fuori servizio” di detti sistemi a causa di possibili guasti, sono state regolamentati con apposite norme dal Ministero dei Trasporti e fatti propri e ratificati dal gestore dell'infrastruttura ferroviaria nazionale (RFI SpA) con apposite Dispozioni (riordinate e verificabili nel sito della stessa società).

Sarà ora cura della magistratura appurare se vi siano state delle falle nel controllo di detto inconveniente di esercizio da parte di RFI o se sia stata invece una legislazione troppo “econonica” (con impianti RTB troppo poco frequenti), a scatenare lo stesso (in particolare basti pensare come dato limite, che il sistema degli impianti RTB nelle zone di confine è stato concepito tendendo a controllare solo i treni entranti nella rete italiana e non quelli uscenti).





mercoledì 1 luglio 2009

Contestato Silvio Berlusconi durante il suo sopralluogo a Viareggio

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, costantemente informato del disastro per tutta la mattinata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, e dal responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, è arrivato nel pomeriggio a Viareggio e ha effettuato un sopralluogo alla stazione. Il premier si è soffermato con i vigili del fuoco chiedendo spiegazioni sul tipo di intervento che si sta realizzando ed è passato davanti alle abitazioni che sono crollate e dove si cercano ancora alcuni dispersi. Al suo arrivo nella zona dell’incidente in Largo Risorgimento Berlusconi è stato contestato da un piccolo gruppo di cittadini. Dopo momenti di tensione tra chi protestava e alcuni gruppi di sostenitori del premier, il presidente del Consiglio è stato applaudito. Poi diretto al Municipio. La visita è durata circa 15 muniti. «Il governo già nel prossimo Consiglio dei ministri decreterà lo stato di emergenza e stanzierà i soldi necessari per la ricostruzione delle case distrutte, che sarà nostra al cento per cento» ha successivamente spiegato il premier durante una conferenza stampa al comune di Viareggio.

In Toscana è arrivato anche il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. «Se scopriremo che le norme per la sicurezza nel trasporto dei materiali pericolosi non sono adeguate - ha affermato il responsabile del Viminale - le cambieremo. Anche in Europa». Dal canto suo, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, ha nominato una Commissione di inchiesta. Intanto è stato reso noto che il governo riferirà mercoledì alla Camera sull'accaduto.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, «profondamente colpito dal catastrofico incidente», in una telefonata al sindaco ha espresso i suoi sentimenti di «partecipazione al dolore delle tante famiglie colpite e di vicinanza all'intera cittadinanza».

Appresa la notizia dell'incidente, anche Benedetto XVI ha espresso «profonda partecipazione» al «dolore che colpisce l'intera città».